Intervista al Collettivo I(l)limitati
- Scritto da Patrizia Binco
Perché avete scelto il nome I(L)LIMITATI e come nasce questo gruppo di danza che preferite definire collettivo e non compagnia?
La compagnia è stata costituita nel gennaio del 2022 da Camilla Ravaioli che ha deciso di denominarla I(L)LIMITATI: è il pubblico a decidere se considerare o meno le parentesi, se valorizzare il limite o la potenzialità evocati da questo nome. Ci sentiamo un collettivo tanto quanto una compagnia: il primo raccoglie un gruppo di persone unito dalla medesima intenzione; il termine compagnia invece implica il fatto di vivere insieme e dedicarsi ad una determinata attività, che è ciò che sempre più cerchiamo di fare come compagne di un percorso di ricerca, creazione, condivisione di frammenti di vita. Infatti, ci siamo associate in qualità di individui per esprimere visioni del mondo e raccontare storie, scegliendo come modalità di comunicazione ciò che più amiamo: la danza, il circo, il teatro.
Qual è la vostra formazione artistica e professionale? Il fatto di essere tutte donne è una scelta o è casuale?
Tutti i membri di questa giovane compagnia hanno conseguito il diploma professionale presso Accademia Kataklò di Giulia Staccioli a Milano tra il 2020 e il 2021, dove abbiamo affrontato lo studio di diversi stili coreutici, dell'acrobatica, delle discipline aeree, del teatro fisico e del teatro danza, condividendo spesso la medesima classe e intrecciando legami che abbiamo continuato a coltivare nel tempo. Concluso il percorso accademico, ciascuna ha continuato a formarsi frequentando percorsi professionali presso realtà come Scenario Pubblico di Roberto Zappalà a Catania, Flic scuola di circo a Torino, Opificio in Movimento a Roma, ArtePassante a Milano attraverso un progetto proposto dalla compagnia Sanpapié, oppure partecipando a workshop e laboratori proposti da alcuni tra i più noti coreografi e registi del panorama internazionale, come Damien Jalet, Jos Baker (Trodden Dreams), Brandon Lagaert (Peeping Tom), Suka Horn (Dimitris Papaioannu), Erez Zohar (Batsheva Dance Company), German Jauregui (Ultima Vez/Wim Vandekeybus), Davide Enia presso il Piccolo Teatro di Milano. Le ragazze hanno iniziato a lavorare all'interno di progetti di creazione e di compagnie, come Artemakia, nell'organizzazione di workshop e festival, e dedicandosi all'insegnamento della propria disciplina artistica in diverse scuole del Nord Italia tra Milano, Pavia e Torino. Il fatto di essere tutte donne è una scelta, compiuta da Camilla fin dall'ideazione del progetto: crediamo sia possibile interpretare qualsiasi ruolo e personaggio indipendentemente dal genere, con lo scopo di dare voce e corpo a temi che vengono spesso interpretati in modo tradizionale, come l'amore, generalmente raccontato dalla presenza di un uomo e una donna.
Il vostro spettacolo si intitola Geometrie di vita, sottotitolo Il racconto di assurdità quotidiane. Come nasce questo spettacolo e cosa volete comunicare al pubblico che viene a guardarvi?
"Geometrie di vita" è uno spettacolo ideato da Camilla Ravaioli, che nasce dall'osservazione del proprio corpo durante un viaggio in treno. Guardando i nei sulle braccia e seguendone le invisibili linee, Camilla si accorse che creavano forme geometriche e realizzò che ciascuna persona ha una propria mappatura di nei, che la rende unica. Siamo partite dalla bellezza individuale, per arrivare al racconto dei nostri pregi e difetti. Il nostro fulcro tematico è la sordità, attorno al quale continuiamo a sviluppare temi relativi alla vita privata, ma condivisibili e comprensibili universalmente, come le manie personali, la repressione, la ricerca di sé, il desiderio di tenere vivo il lato infantile e istintivo dell'umano, con l'obiettivo comune di abbattere i muri del “non detto”, anche mediante l'ironia. Con delicatezza, vogliamo raccontare di limiti e ricchezze umane, dando vita ad una pratica condivisa di esorcizzazione o accettazione.
Come definite la vostra ricerca, visto che unite stili, linguaggi e tecniche diverse nelle vostre performance?
Alla base della nostra ricerca ci sono lo studio e l'intersezione di diverse discipline coreutiche, teatrali e circensi, che ci hanno permesso di scomporre la tecnica per porla al servizio della drammaturgia. In scena portiamo tutto ciò che siamo, accompagnate dalla danza, dalla forza delle verticali, dai passaggi acrobatici che si avviluppano in un movimento armonioso, dai complessi giochi aerei alleggeriti dalla spensieratezza della clownerie. Abbiamo capito che questo ci permette di raggiungere più persone possibili, di dare vita a sfumature diverse, di provocare nel pubblico emozioni estremamente differenti nel corso dello stesso spettacolo. Fondiamo il nostro lavoro su una chiara drammaturgia, seppur dinamica, come il racconto che scegliamo di portare in scena, disposta ad essere rimodellata ogni qualvolta lo riteniamo necessario.
Quali sono le difficoltà per i giovani danzatori che oggi giorno vogliono lavorare in Italia? Qual è stata sinora la vostra esperienza?
È un ambito difficile, con poche sovvenzioni, poco lavoro riconosciuto per quello che vale. Ci stiamo costruendo le nostre vie conoscendo realtà differenti interessate alla verità di ciò che portiamo in scena, nonostante la nostra giovane esperienza. Stringiamo collaborazioni, siamo curiose di conoscere e desiderose di farci conoscere. Questo ci ha aperto diverse opportunità: è una via importante oltre a quella ufficiale di bandi e audizioni.
Dove ha debuttato lo spettacolo e dove lo avete rappresentato finora?
” Geometrie di vita” ha debuttato il 20 agosto 2022 al Teatro Maria Graffiedi a Forlì, città natale di Camilla Ravaioli. Dopo dieci intensi giorni di residenza, in cui abbiamo costruito le fondamenta dello spettacolo, andare in scena è stata una grandissima emozione per tutte. La seconda replica è avvenuta presso Progetto Slip a Torino il 15 aprile 2023, esito di diverse residenze tra Lombardia e Piemonte, durante le quali abbiamo sventrato e riassemblato lo spettacolo, ricercando, aggiungendo, modificando la regia, la struttura, la scenografia e le scelte musicali. Il 6 maggio 2023 abbiamo portato alcuni estratti del nostro spettacolo presso il Teatro Guanella a Milano all'interno del saggio della scuola "Oltre la danza" di Patrizia Binco, nella quale una di noi, Floriana Bertolino, ha lavorato come insegnante di danza durante l’anno accademico. Il 7 maggio 2023 presso Eskenosen, uno spazio incastonato nel suggestivo paesaggio della città di Como, abbiamo portato in scena la versione di “Geometrie di vita” senza la danza aerea, all'interno di "Nebris", una giornata di workshop e performance organizzata da Alice Ortelli, una danzatrice della compagnia, in collaborazione con Teatro Selvatico e Collettivo Kun. Nuovamente a Torino, “Geometrie di vita” è andato in scena, per la prima volta all’aperto, il 19 giugno presso TeatrAzione scuola di circo e teatro, preceduto da tre giorni di residenza animati dal desiderio di affinare dettagli registici.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Innanzi tutto, questa estate avremo diverse date: l’1 luglio 2023 parteciperemo con “Geometrie di vita” a EUFORIA circus festival a Trento, grazie alla vittoria del bando relativo; il 13 luglio 2023 a Cascina Fossata, Torino, saremo in programmazione all’interno di una rassegna, grazie alla collaborazione con TeatrAzione; per Trentino Danza Estate, saremo il 29 agosto 2023 al Teatro Comunale di Tesero. Infine, siamo molto orgogliose di poter inaugurare il mese di settembre di quest’anno con una residenza di sette giorni a Saint Junien, presso Rue du Cirque, in Francia. Sarà l'occasione, dopo un anno dal debutto, per approfondire nuovamente la ricerca, la creazione e la sperimentazione. Durante la settimana ci metteremo in gioco offrendo workshop di danza aerea, danza e verticalismo. A fine residenza si terrà una restituzione informale del lavoro prodotto in quei giorni. Tornate in Italia, saremo ospiti del Festival del Silenzio, organizzato da Fattoria Vittadini, all’interno di Spazio Fattoria, a Milano. Un festival di tre giorni, dal 15 al 17 settembre, pensato per avvicinare la comunità non udente e quella udente. Sarà un’occasione per confrontarci con nuove realtà e proporre finalmente il nostro lavoro a Milano, città dove ci siamo conosciute e abbiamo iniziato il nostro percorso professionale da artiste. Infine, per i mesi successivi, stiamo stringendo una collaborazione con la Piccola Scuola di Circo di Milano per organizzare una data presso il loro tendone di circo. In generale è questo ciò che desideriamo: continuare a crescere e avanzare nel lavoro di ricerca, rimanendo autentiche e fedeli a noi stesse. Nutrite dalla curiosità, animate dal coraggio, ci piacerebbe collaborare con amici e colleghi, artisti di vario genere che possano in qualche modo ispirarci: musicisti, cantanti, pittori, performer, sordi e udenti, ipovedenti e vedenti, con peculiarità fisiche.
A Trentino Danza Estate arrivano molti giovani danzatori che vogliono entrare come voi nel mondo del professionismo. Quali consigli potete dare loro?
Il nostro consiglio per i giovani che ambiscono al professionismo è di essere resilienti, soprattutto nei periodi più difficili: spesso è lì che arrivano i risultati. Di guardare gli altri per prendere ispirazione, ma non per sottovalutare il proprio lavoro. Di rimanere fedeli a sé stessi, lavorare alle proprie predisposizioni, accettare e valorizzare i propri limiti come Camilla ha fatto con la sordità. Di rispettare i propri tempi di apprendimento, rimanendo sempre curiosi di imparare altro. Di non avere paura di chiedere aiuto perché avere buone spalle al proprio fianco ti può salvare a volte. Di chiedersi scusa quando si pretende troppo da sé stessi ma di affrontare di petto le sfide che arrivano. Di godersi i risultati quando arrivano senza pensare subito al futuro. Di imparare a stare bene con il proprio corpo e prendersene cura. Decidere di fare l'artista come lavoro è un'attitudine, una continua domanda e una continua ricerca; anche noi facciamo fatica a volte. Andate alla ricerca di nutrimento: non abbiate paura di abbandonare ciò che oramai è arido per ricercare qualcosa di nuovo. In questo modo si cresce, si conosce e nascono le occasioni. Ricercate il giusto equilibrio tra due aspetti fondamentali della formazione e del lavoro di chi fa arte con il proprio corpo: spaziare tra le discipline poiché dagli incontri e dalle fusioni nascono cose meravigliose; allo stesso tempo, individuare ciò che, direbbe Nietzsche, ci fa sentire il “sentimento supremo”, perseguirlo e restare fedeli a sé stessi. E.… no, non è facile per niente ma ne vale assolutamente la pena!